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LO-HI

Say It More (2002) (6/10)

I Lo-Hi sono il progetto personale di Hollis Queens, che normalmente sbarca il lunario pestando sui tamburi dei Boss Hog di Christina Martinez , ma che qui si ricicla in veste di chitarrista e cantante.

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Say It More Tiger Style, 2002

New York, New York. La Big Apple e' di nuovo di moda, come dimostra l'attuale inondazione di gruppi che seguono le orme di Patti Smith, Richard Hell, Television e Ramones, con un rock 'n' roll trascinante e teso, urbano e nevrotico.

I Lo-Hi per ora non sono sugli scudi come Strokes, White Stripes, Yeah Yeah Yeahs e compagnia, ma non sono nemmeno dei novellini. E "Runaround", in apertura di questo loro secondo disco, sembra assolutamente un brano degli Yeah Yeah Yeahs, rock 'n' roll metropolitano con uno scatenato cantato femminile. La stessa chitarra spigolosa sara' poi protagonista nel tour de force di "Creature", forse il picco del disco.

La voce di Hollis Queens ha anche appreso la lezione delle riot grrrl e soprattutto dalla massima teorica ed interprete di quel movimento, quella Kathleen Hanna delle Bikini Kill che, quadratura del cerchio, ora vive proprio a New York...
Si rimane sulla riva dell'Hudson River anche con "White All Around", che riprende ed accelera il celebre riff iniziale di "Walk On The Wild Side" di Lou Reed, supremo cantore di New York (anche se sappiamo tutti che quelle due note gliele inventarono i session-men).
L'ovvia influenza dei Boss Hog si fa sentire qua e la', dai tocchi di organo di "Follow It Down", alla chitarra crampsiana di "Dig Thru", fino alla quasi calligrafica title-track, memore anche della PJ Harvey piu' rock.

Attorno ai gioielli ("Runaround", "Light Up", "Creature"), qualche traccia e' stata purtroppo aggiunta al solo scopo di rimpolpare il minutaggio (l'approssimativa "Lucy", "Challenge", "Little Plant").
E' solo l'ennesima conferma di come i lavori di questo rinascimento della blank generation siano, nel bene e nel male, dischi rock 'n' roll nel senso piu' antico del termine. Tutti con qualche grande brano e una manciata di fillers.

6/10

© Lorenzo Casaccia, 2002