Torna all'archivio recensioni

ANTIPOP CONSORTIUM

Tragic Epilogue
The End Against The Middle (6.5/10)
Arrhytmia
(7/10)
Beans: Tomorrow Right Now (6.5/10)
Antipop vs Matthew Shipp (6.5/10)

L'Antipop Consortium e' stato uno degli iniziatori del movimento underground hip-hop di inizio millennio. La loro miscela di hip-hop e elettronica e' piu' importante dal punto di vista concettuale (per l'influenza che ha avuto) piuttosto che dal punto di vista artistico. Sempre prossimi all'idea geniale, sono sempre stati frenati da una generale freddezza di fondo.

Il gruppo si e' sciolto nel 2003. (Beans ha continuato da solista).

----

The End Against The Middle Warp, 2001

Giusto alla fine di un 2001 che ha visto diverse spinte verso il rinnovamento dell'hip hop, giunge anche il contributo dell'Antipop Consortium, che quel rinnovamento aveva in un certo senso inaugurato nel 2000 con l'acclamato "Tragic Epilogue".

"The Ends Against The Middle" e' un breve EP (16 minuti) che esce per la Warp, a confermare l'apparente desiderio di abbattere gli steccati tra i generi. Il matrimonio tra l'hip hop underground e una delle label di punta dell'elettronica ha suscitato il vivace entusiasmo di alcuni ma non e' tutto oro quel che luccica (anche l'ultimo Tortoise e' uscito per la Warp ma qualcuno ne ha ancora sentito parlare?). Ci si dovrebbe aspettare un hip hop arricchito da glitches, bleeps e plastici giochi elettronici ed in effetti questo e' sommariamente il contenuto di un lavoro che si propone pero' piu' come raccolta di schizzi, di abbozzi non portati a compimento. E' questo il caso dei brani principali, "Tuff Gong" e "Splinter", con fascinose linee di elettronica bianca, tra beats e rapping leggeri. Dal canto loro, i filler strumentali sorprenderanno i puristi dell'hip hop ma propongono soluzioni che nei dischi di elettronica non sono certo una novita'.

In conclusione, "The End Against The Middle" e' un disco importante per il superamento delle barriere ed in futuro potrebbe essere anche ricordato come un "evento", ma manca dell'afflato proprio di un'opera d'arte.

6.5/10

---

Arrhytmia Warp, 2002

Un gruppo hip-hop che pubblica su Warp altro non poteva fare se non questo glitch-hop (o rap elettronico che dir si voglia), a dare un seguito al precendente EP, "The End Against The Middle" sulla cui scia si pone anche "Arrhytmia".

Coccolato dalla critica, l'Antipop Consortium raffina il proprio arsenale ritmico, fatto di suoni sintetizzati e warpiani, bianchi, freddi e glaciali (attira l'attenzione di tutti la ritmica realizzata con una pallina da ping-pong che rimbalza). C'e' un distacco fortissimo dal mainstream della black music, perdendo molto della danzabilita' a favore di un approccio cerebrale alla materia.

Alla lunga rimarranno probabilmente come gli iniziatori di un nuovo filone. A loro discapito c'e' il fatto che le composizioni sono spesso troppo concettuali (con rare eccezioni) per concedere loro il grande salto. Da questo punto di vista certi brani sembrano persino parodie del rap commerciale ("We Will Soap Scum").

Comunque importanti.

7/10

© Lorenzo Casaccia, 2002

----

Antipop vs Matthew Shipp Thirsty Ear, 2003

Il 2003 porta quella che sulla carta si preannuncia come una collaborazione eccezionale. Da una parte il glitch-hop dell'Antipop Consortium, tra i gruppi piu' influenti degli ultimi anni e sempre sull'orlo del capolavoro. Dall'altra il pianoforte di Matthew Shipp, agitatore della scena jazz della downtown New York e timoniere di un movimento che ha gia' portato grandi esempi di incroci jazz/elettronica/avanguardia con gli Spring Heel Jack.

Tuttavia, nel 2003 l'Antipop Consortium gia' non esiste piu' e solo due terzi (Beans e Priest) ne compaiono qui. Forse "Antipop Vs Matthew Shipp" e' solo in parte il disco che doveva essere, pubblicato giusto perche' lo si era messo in programma. Ma, se di riempitivi si tratta, parliamo pur sempre di riempitivi d'eccezione, come lo Shipp in vena di omaggio alla tradizione di "A Knot In Your Bop". I brani che risentono di piu' delle tensioni sono quelli in cui la leadership - ci immaginiamo - spettava all'Antipop. Pezzi come "SVP" e "Coda" non sono rarefatti: sono inconsistemente nebulosi.

Piacciono molto, invece, le commistioni pure e semplici. Il rap di "Staph" su un groove trascinante di pianoforte c'entra poco con l'elettronica e ed e' tanto tradizionale quanto potrebbero esserlo i Last Poets vent'anni dopo. "Slow Horn" e "Real Is Surreal" sono invece piu' prossimi a quello che ci potevamo immaginare a scatola chiusa: lenti incedere di beats spezzati che duettano con le percussioni del fido Guillermo Brown, e dialoghi di voci in libero galleggiamento tra gli arrangiamenti del pianoforte.

Antipop vs Shipp e' un disco discontinuo. Vince Shipp.

6.5/10

by Lorenzo Casaccia ©